Punti di fuga di Giuseppe Pavone testi di Enzo Velati e Dino Borri
Il volume, pubblicato da edizioni di pagina, formato 240x275 cm e composto da 144 pagine, raccoglie più di cento immagini che raccontano il paesaggio italiano fotografato dai finestrini dei treni delle Ferrovie dello Stato. I testi sono di Dino Borri, urbanista e docente del Politecnico di Bari e di Enzo Velati, storico dell’arte, noto per aver curato, insieme a Luigi Ghirri, lo storico lavoro “Viaggio in Italia”.
Profilo dell’opera Immagini che raccontano il paesaggio italiano fotografato dai finestrini dei treni delle Ferrovie dello Stato. Nascono dallo sguardo libero sul mare, gli alberi, gli attraversamenti stradali, i sentieri, i fiumi, le strade, le campagne, le periferie, gli edifici urbani e quelli industriali, i ponti e i viadotti, i pali e i tralicci. In realtà l’autore, a partire dagli anni novanta, ha cercato di documentare in maniera analitica parte del nostro territorio sempre alla ricerca di nuovi luoghi; ma esiste un paesaggio nuovo o mai visto? O è semplicemente un paesaggio da guardare con occhi diversi?
…Un paesaggio visto dinamicamente, che non può essere contemplato con lo spirito del turista, ma che nasce da uno sguardo, per così dire, in fuga…Il dialogo tra il primo piano sfumato e la nitidezza all’orizzonte sottolinea che il nostro vedere è sempre relativo…La certezza della prospettiva ad unico punto di fuga si disgrega e si moltiplicano i dettagli visivi che il nostro sguardo insegue. Non è immediata la riflessione che il paesaggio non è affatto in fuga, e che in realtà è il fotografo con la sua camera che viene “mosso” dal treno che lo ospita… (Vincenzo Velati)
….A Castiglion Fiorentino di sera sull’oscuro del cielo al tramonto una lampada della carrozza si riflette come una luna…Tra Orvieto e Terni un paesaggio con cipressi verde, giallo, marrone e azzurro fa pensare a Corot o ai Macchiaioli….Ma il viaggio è lungo e intrigante. Ogni pezzo di paesaggio è un pezzo di vita che fugge, forse per non ritornare, mentre i toponimi anche si rincorrono, in una identità rafforzata dal viaggio in ferrovia con le sue innumerevoli e fuggevoli tappe... (Dino Borri)