Lama San Giorgio - dalla Terra al Mare
a cura di Giuseppe Pavone e Vincenzo Velati
Sono trascorsi ormai cinque anni da quando, con il primo progetto fotografico “Periferie. Sguardi sul nostro paesaggio” è iniziato questo viaggio che ha avuto, ed ha tuttora, il compito di esplorare il territorio che compone questa nostra città.
O per dire meglio, il nostro “Paesaggio”.
Si è partiti considerando inizialmente il “Paesaggio” come una realtà da documentare attraverso il rigore della fotografia. Poi, man mano che i vari progetti si sono configurati nel tempo, si è avuta la consapevolezza di considerare questo nostro Paesaggio come fatto culturale, come qualcosa che ha più di una semplice identità, che sentiamo dentro, che ci appartiene e che abbiamo il dovere di preservare. Il lavoro svolto in questi anni è stato caratterizzato, sostanzialmente, da due elementi fondamentali: la ricerca e la conoscenza dei luoghi, strumenti importanti che possono contribuire alla costruzione di un’identità che spesso si smarrisce nello spaesamento causato dai cambiamenti del paesaggio. Gli autori che si sono avvicendati nel corso degli anni, hanno colto in maniera sensibile i cambiamenti che hanno modificato la storia e l’immagine della nostra città.
Basti pensare che quando è nato il progetto fotografico non esisteva ancora il centro commerciale Bariblu e la strada che congiunge l’estrema periferia di Triggiano al lungomare San Giorgio era una piccola via di campagna.
Oggi le trasformazioni sono evidenti: l’estrema periferia è diventata il nuovo centro, la piccola strada di campagna un importante asse viario di collegamento tra Triggiano e Bari e il centro commerciale un monumento della modernità, che ha cambiato nuovamente il paesaggio della lama San Giorgio, già profondamente mutato per via delle trasformazioni agronomiche.
Ma tutto questo rappresenta il “Progresso”, e il lavoro svolto sul territorio ribadisce, ancora una volta, l’importante ruolo della fotografia contemporanea nel rappresentare il presente e nel cogliere le trasformazioni del paesaggio. Infatti, il lavoro condotto dal Centro Ricerche per la Fotografia Contemporanea – nato con l’obiettivo di documentare o sottolineare (come dice Italo Zannier¹) le trasformazioni del nostro paesaggio - è rimasto fedele alla lezione di Paolo Costantini, lo storico della fotografia secondo il quale il paesaggio contemporaneo era innanzitutto “paesaggio della modificazione” e per fotografarlo bisognava rintracciare i luoghi dove il naturale era modificato fino al punto da coincidere con l’orizzonte urbano².
Fu proprio Costantini ad avvertire la necessità di rimodellare la nozione di paesaggio contemporaneo, in modo da tenere conto dell’importante contributo che un’intera generazione di autori, a metà degli anni ottanta, stava dando alla fotografia italiana. Della generazione citata è presente, nel progetto sulla Lama San Giorgio, Carlo Garzia a cui siamo profondamente grati, così come siamo grati a Nicola Amato, Stefano Di Marco, Rocco Fazio, Michele Roberto e Makis Vovlas che ci ha lasciati prematuramente.
A curare il lavoro è, ancora una volta, Enzo Velati, il critico d’arte che ha contribuito, insieme agli altri storici e critici, a proporre una revisione radicale del “paesaggio fotografico”.
A lui va un personale ringraziamento per avermi guidato, in tutti questi anni, a vedere luoghi e paesaggi in modo nuovo.
Giuseppe Pavone
¹ Italo Zannier in “Guido Guidi. Sequenze di paesaggi urbani. Un itinerario tra quartieri InaCasa”, Linea di Confine, 1999
² Antonella Russo in “Luoghi come paesaggi”. Fotografia e committenza pubblica in Europa negli anni ’90, Linea di Confine, 2000