Ferrovieri e immagini
memorie per un futuro
di Giuseppe Pavone
Riflettere sul proprio lavoro, sulle sue condizioni e sul suo contesto, è la condizione principe per poter raggiungere, in ogni campo, una professionalità superiore. Se questo avviene per il tramite della fotografia, essendo fotografi per passione e desiderio di immagine, è cosa notevole e da far incuriosire.
Con duplice interesse per la fotografia e per ii proprio lavoro Giuseppe Pavone ha scattato le foto di questo volume e con desiderio di perfezionismo ha dimostrato di voler crescere culturalmente, ragionando tanto sul lavoro quanto sulla fotografia e sul suo linguaggio. Non si è accontentato di raccogliere qua e la sensazioni emotive, momenti magici, impressioni più o meno significative colte quando capitava, ma ha voluto impegnarsi, con mesi e mesi di ricerche, per raggiungere sistematicità di analisi su aspetti delicati e poco conosciuti della organizzazione della strada ferrata.
Ha cosi svolto un servizio documentario che credo sarà apprezzato oltre il naturale ambito degli addetti ai lavori e degli uomini che con lui dividono impegni e fatiche. Sfogliando il volume si noterà che in parallelo con la voglia di raccontare e maturato il desiderio di volerlo fare con immagini all'altezza dell'attuale ricerca fotografica italiana. Pur avendo presenti pittori e i poeti che all'inizio del secolo scorso hanno fondato il senso simbolico del treno e della ferrovia, citati in ogni capitolo, Pavone ha meditato dapprima sui fotografi protagonisti del Neorealismo (da Migliori a Strand) ma, rifiutando la datata epica del lavoro che banalizza tante opere di fotogiornalismo, ha scelto convintamente di dialogare con i maestri della fotografia italiana degli anni Ottanta.
In queste pagine si ritroveranno tanto le parole di Luigi Ghirri, cosi profonde e autentiche, quanto i suoi insegnamenti sullo sguardo capace di accarezzare il mondo rispettando il lavoro degli uomini e cogliendo i segni del tempo negli spazi e nelle cose. Pavone ha cosi realizzato immagini attente e rispettose, capaci di darci senza retorica la dignità del lavoro e la poesia del paesaggio. Non è poco: possiamo essere grati dello sforzo e complimentarci per la riuscita.
Vincenzo Velati
Con duplice interesse per la fotografia e per ii proprio lavoro Giuseppe Pavone ha scattato le foto di questo volume e con desiderio di perfezionismo ha dimostrato di voler crescere culturalmente, ragionando tanto sul lavoro quanto sulla fotografia e sul suo linguaggio. Non si è accontentato di raccogliere qua e la sensazioni emotive, momenti magici, impressioni più o meno significative colte quando capitava, ma ha voluto impegnarsi, con mesi e mesi di ricerche, per raggiungere sistematicità di analisi su aspetti delicati e poco conosciuti della organizzazione della strada ferrata.
Ha cosi svolto un servizio documentario che credo sarà apprezzato oltre il naturale ambito degli addetti ai lavori e degli uomini che con lui dividono impegni e fatiche. Sfogliando il volume si noterà che in parallelo con la voglia di raccontare e maturato il desiderio di volerlo fare con immagini all'altezza dell'attuale ricerca fotografica italiana. Pur avendo presenti pittori e i poeti che all'inizio del secolo scorso hanno fondato il senso simbolico del treno e della ferrovia, citati in ogni capitolo, Pavone ha meditato dapprima sui fotografi protagonisti del Neorealismo (da Migliori a Strand) ma, rifiutando la datata epica del lavoro che banalizza tante opere di fotogiornalismo, ha scelto convintamente di dialogare con i maestri della fotografia italiana degli anni Ottanta.
In queste pagine si ritroveranno tanto le parole di Luigi Ghirri, cosi profonde e autentiche, quanto i suoi insegnamenti sullo sguardo capace di accarezzare il mondo rispettando il lavoro degli uomini e cogliendo i segni del tempo negli spazi e nelle cose. Pavone ha cosi realizzato immagini attente e rispettose, capaci di darci senza retorica la dignità del lavoro e la poesia del paesaggio. Non è poco: possiamo essere grati dello sforzo e complimentarci per la riuscita.
Vincenzo Velati